lunedì 17 agosto 2009

Diana nel De Umbris Idearum ed in altre opere

Il De Umbris Idearum, 1582, rappresenta per molti - ed io modestamente sono tra questi - l'archetipo della filosofia bruniana. Quest'opera teorico-pratica si apre con una dedica a due elementi fondamentali nell'immaginario mito-ermetico: Diana e Pitagora. Di Pitagora si potrebbe sapere molto, sebbene poco in realtà e di quel poco molto è oscuro. Tratteremo di Pitagora successivamente. Di Diana invece si conosce molto, sebbene poca attenzione si pone e quindi si sa poco. Tento qui di dare un minimale ma spero esaustivo elenco di citazioni Prosperine.

L'immagine (Diana) e la lettera (Pitagora).

Implicantibus artem, Quaerendi, Inveniendi,
Iudicandi, Ordinandi,
et Applicandi:
Ad internam scripturam, et non vulgares
per memoriam operationes explicatis.

Umbra profunda sumus, nè nos vexetis inepti.
Non vos, sed doctos tam grave quaerit opus.

Est in sublimi posita
Dianae in Chio facie,
Quae tristis templum videtur intrantibus,
Hilaris exeuntibus."

"Et littera Pythagorae,
Bicorni acta discrimine,
Quaeis trucem ostendit vultum dextri tramitis:
Finem largitur optimum.

Umbrarum, quae profundis
Emersere de tenebris,
In fine grata fiet, nunc asperior
Et facies, et littera.


Contenenti l'arte di cercare, trovare, giudicare,
ordinare ed applicare:
Esposti per una scrittura interna e non per volgari operazioni di memoria

Ombra profonda siamo, non molestateci, o inetti
un'opera così seria non si rivolge a voi, ma ai dotti

E' collocata in alto
di Diana, a Chio, l'immagine,
che triste appare a chi entra nel tempio
ma lieta a chi ne esce

E la lettera di Pitagora
composta da linea bicorne
a chi l'aspetto truce mostra della sua destra via
concede un ottimo fine

Delle ombre che emersero
da tenebre profonde
ti sarà dolce al fine, anche se adesso è amara
l'immagine e la lettera
Secondo Cornelio Agrippa nel suo "De Occulta Philosophia" , a Chio esisteva un tempio di tal genere.
"Nell'Isola di Chio esisteva una maschera di Diana che sembra triste a chi entrava nel tempio e gioconda a chi ne usciva"
Il Capitolo VI in "De Occulta Philosophia", Del Ternario e della Sua Scala si citano i tre volti di Diana

"La Luna, sotto il nome di Diana, era adorata nella Tauride"

"la cerva (Ifigenia) e il cane (Atteone) per Diana", sebbene manchi l'orsa (Callisto)

"il numero tre è attribuito a Giove al Sole e a Venere che sono tre pianeti benefici, nonchè a Vesta (figlia di Saturno e di Opi, sorella di Giove) a Ecate (psicopompa, come Hermes, posta ai bivi, come la lettera Pitagorica Y, nel commento di Proclo al Timeo di Platone e in Isidoro di Siviglia) e a Diana. Perciò abbiamo la trigemina Ecate e le tre facce della vergine Diana. La triade dunque è dedicata a questa vergine, che dicono possente in cielo e nell'Erebo"
"I Pitagorici attribuivano similimente ai dodici segni (somma aritomantica della triade pitagorica, 3+4+5 = 12) dello zodiaco divinità particolari, o anime, che avevano il governo assoluto dell'astro e precisamente:

una Pallade nel cuore di Ariete
una Venere speciale nel Toro
un Febo speciale nei Gemelli
un Mercurio nel Cancro
un Giove nel Leone
una Cerere nella Vergine
un Vulcano nella Bilancia
una Cerere nella Vergine
un Marte nello Scoprione
una Diana nel Sagittario
una Vesta nel Capricorno
una Giunone nell'Acquario
un Nettuno nei Pesci"

"Così per esempio la caccia è attribuita a Diana, la guerra a Pallade, l'agricoltura a Cerere, la pioggia e i venti a Giunone"
"Pallada Cercopidae; Minoia Creta Dianam;
Vulcanum tellus Hypsipylaea colit
Junonem Spartae; Pelopeiadesque Mycenae
Pinnigerum; Fauna Menalis ora caput;
Mars Latio venerendus erat quia praesidet armis;"

"La Luna si chiama Febea, Diana, Lucina, Proserpina, Ecate, regolatrice dei mestrui, Noctiluca, errante, silenziosa, sospiratrice, errabonda della notte, porta corna, la sovrana della divinità, la regina del cielo, la regina delle mani,
la dominatrice a cui obbediscono gli astri, gli elementi e il tempo e per cui scroscia la folgore e germinano le sementi, la madre primordiale dei frutti, la sorella di Febo, la lucente, trasportatrice della luce d'uno in altro pianeta, concentratrice dei fulgori stellari, regina di bellezza, padrone delle acque e della pioggia ...
colui che vorrà saperne davvantaggio e avere maggiori conoscenze attorno a tali nomi e altri simili delle stelle e dei pianeti, potrà consultare gli inni di Orfeo, la conoscenza profonda dei quali varrà a fare acquistare una grande comprensione della Magia naturale"
La dea Diana, (la luce Dia, Afrodite o Shu), dea della caccia e dei boschi (Diana-Artemide), dea degli inferi (Ecate) e protettrice dei parti (Lucina), dal simulacro tricorpore. Una Trinità. Selene, fanciulla della Luna (bianco), Diana, dea della caccia e della natura (verde), Ecate, la vecchia magera, dalle arti magiche e prottetrice delle tenebre (rosso). Il tricolore.
Diana, regina delle streghe, fu il primo essere creato ed emanò da sè luce e tenebra.
Il tempio più importante era ad Efeso.

Statua di Diana ad Efeso, II D.C.

A Capua veniva chiamata Diana Tifatina, dai nomi dei colli presso la città, la cui prosperità dipendeva dal benessere della sua cerva sacra. Ad Ariccia era venerata come la Dea dei boschi, nel tempio Speculum Dianae, sulle rive del lago di Nemi, in cui Diana aveva portato il suo devoto Ippolito, resuscitato da Asclepio, Dio della Medicina, diventato quindi il suo officiante dal nome di Virbio. A Vesta, un asino l'aveva salvato dalle attenzioni di Priapo, diventando così il suo animale sacro.
Gemella di Apollo (su cui anche Fulcanelli ne "Il Mistero delle Cattedrali" si interroga quale l'unione del fratello e della sorella, il rebis filosofale, l'Oro dei Saggi, l'essere androgino, hieros gamos, l'Uroboro, en to pan (uno in tutto), nozze alchemiche tra il Mercurio, la donna, il principio lunare, e lo Zolfo, l’uomo, il principio solare, "di Gabrizio e Bea, di Apollo e Diana"), Dea Vergine che cacciatrice implacabile col suo infallibile arco, vestita di una tunica succinta e di alti stivaletti, i coturni.
A Nemi, in Aricca, il suo culto, il cui sacerdote era il Rex Nemore. Il ramo di vischio il simbolo che ingiallendo diventa oro e che si lega in simbiosi alla quercia, non appartiene né alla terrà né al cielo.
Protettrice degli schiavi, cacciati dai loro padroni come la selvaggina, protettrice delle donne partorenti.


Fulcanelli affermava nel "Mistero delle Cattedrali"
"Ah! la festa dei Pazzi, col suo carro del trionfo di Bacco, trainato da un centauro e da una centauressa, ambedue nudi come il Dio, che era accompagnato dal grande Pan; carnevale osceno che si impossessava delle navate ogivali! Ninfe e Naiadi uscenti dal bagno; divinità dell'Olimpo senza nubi e senza tutù: Giunone, Diana, Venere, Latona si davano appuntamento alla cattedrale per sentire la messa. E quale messa! Composta dall'iniziato Pierre de Corbeil arcivescovo di Sens secondo rituale pagano e durante la quala le fedeli dell'anno 1220 gridavano il grido di gioia dei Baccanali: Evohè, Evohè! E gli scolari rispondevano con entusiasmo delirante"

Haec est clara dies clararum clara dierum
Haes est festa dies festarum festa dierum

"Andando dall'esterno verso il piedritto ecco il cane e le due colombe che troviamo descritte nell'animazione del Mercurio esaltato, il Cane di Corascena di cui parlano Artefio e Filalete che bisogna riuscire a separare dal composto in forma di polvere nera e le Colombe di Diana altro enigma sconfortante in cui sono nascoste la spiritualizzazione e la sublimazione del mercurio filosofale"

Sacrificavano a Diana gli Arcadi una giovane del paese per cessare in anticipo gravi danni in futuro.

Nel "Pastor Fido" di Battista Guarini, tragicomedia pastorale, la Dea Diana ed il suo arco vengono celebrati numerosi volte.

Una delle dodice fatiche di Ercole fu di catturare la cerva di Cerinea: Euristeo diede questo compito ad Eracle sapendo che l'animale era proprietà sacra di Artemide: catturarla avrebbe voluto dire per lui commettere una empieta' contro la dea.
La cerva di Cerinea, che aveva le corna e gli zoccoli d'oro, correva piu' rapida delle frecce. Ercole la inseguì per un anno fino a catturarla per sfinimento, quando si fermò a bere presso un fiume nella terra degli Iperborei, azzoppandola colpendola alla zampa con una fraccia, dalla punta della quale aveva rimosso il sangue dell'Idra uccisa in precedenza.

Giovanni Boccaccio dedica un'opera alla Dea, "La Caccia di Diana"

"Nel tempo adorno che l'erbette nuove
rivestono ogni prato e l'aere chiaro
ride per la dolcezza che 'l ciel muove
Sol pensando mi stava che riparo
potessi fare a colpi che mirando
mi gian il cuore con dolo amaro
Quando mi par udir venir chiamando
Un spirito gentil volando forte
donne leggiadre in voce alto gridando
Venite omai, venite alla gran corte
dell'alta Dea Diana che elette
va in Partenopè per sue consorte
e poichè egli ebbe tre fiate dette
queste parole senza più voltare
ad una ad una chiamando le stette

Nell'opera del settecento "La Callisto" di Pier Francesco Cavalli, la casta Callisto fa voto di obbedienza a Diana. Giove la seduce trasformandosi egli stesso in Diana, ma la sua moglie gelosa Giunone si vendica del marito e trasforma Callisto in un orso. Per compassione, Giove salva Callisto trasformandola nella costellazione dell' Orso Maggiore. Si racconta di come Diana, Dea della Luna, si invaghisca di Endimione, un giovane pastore ed astronomo.


Diana ed Endimione - Jérôme-Martin Langlois

Tuttavia il Dio Pan si invaghisce follemente di Diana, il quale mosso da gelosia nei confronti di Endimione, lo minaccia di morte con l'ausilio dei suoi compari satiri. Diana lo salva ed essi vivono di un amore platonico, rispettando quindi il voto di castità di Diana.


Diana e Callisto, Tiziano Vecellio


Secondo Ovidio nell'Ars Amatoria, le donne si recavano al tempio delle Dea alle Idi di Agosto in processione e con fiaccole accese

Secondo "Le Eneidi" di Virgilio, Diana nacque a Delo.

Ifigenia fu sacrificata a Diana (Artemide) dal padre Agamennone e tramutata in cerva.

Oreite, liberato dalle Furie, dedicò a Diana un templio a Siracusa e vi collocò il suo simulacro. Da qui secondo alcuni l'orgine del termine Bucolico.

Negli Atti degli Apostoli XIX
24- Perciocchè un certo, chiamato per nome Demetrio, intagliatore d'argento che faceva dei piccoli templi di Diana d'argento portava gran profitti agli artefici
27 - e non v'è solo pericolo per noi che quest'arte particolare sia discreditata ma ancora che il tempio della gran Dea Diana sia reputato per nulla
35 - Ma il cancelliere avendo acquetata la turba, disse, uomini Efesii chi è pur l'uomo che non sappia che la città degli Efesii è la sagrestana della gran Dea Diana e dell'immagine caduta da Giove?

Nel Canto VI de "L'Orlando Innamorato" di Matteo Maria Boiardo

La qual dormiva in atto tanto adorno,
Che pensar non si può, non che io lo scriva.
Parea che l’erba a lei fiorisse intorno,
E de amor ragionasse quella riva.
Quante sono ora belle, e quante fôrno
Nel tempo che bellezza più fioriva,
Tal sarebbon con lei, qual esser suole
L’altre stelle a Dïana, o lei col sole.

Goddess Diana

Statua di Diana con il cervo e l'arco, Mueso del Louvre


Ugo Foscolo nelle sue "Considerazioni III: Diana Trivia"
"Sopra queste fondamenta mi proverò di dimostrare che Diana fu una delle prime divinità e la prima forse alla quale le antiche genti abbiano celebrato riti ed eretto templi"
Sostiene Foscolo che il nome greco di Diana, Artemide, ha come radice il verbo rompere poichè ella ha dominio anche sopra l'aria e fu consacrato da Giove un promontorio, chiamato Artemisio perchè ivi era un tempio alla Dea chiamato Orientale. Ella era protettrice dei porti e delle isole mediterranee e a Diana fu dedicato un timone di una nave e Pindaro la chiama Fluviale.
E' anche detta Lucifera, ovvero portatrice di luce e peciò Foscolo la paragone a Venere.


Diana e le sue ninfe sorprese da Atteone, di Andrea Vaccaro.
Per aver visto la dea nuda Atteone fu tramutato in cervo e dilaniato dai cani.


Diana cacciatrice, Scuola di Fontainebleu, Parigi, museo del Louvre

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