giovedì 13 agosto 2009

Ονομακλυτόν Ορφήν e la sua Hieros Logos.

Haematite Seal-Cylinder or Amulet of the Third Century A.D., Berlin.
Un uomo in croce, 7 stelle e Luna Crescente. Orpheos Bakkikos.
Ονομακλυτόν Ορφήν, il famoso Orfeo. Con queste due semplici termini entra in scena Orfeo dalla penna di Ibykos.

Platone lo citava: "Orpheus says somewhere [seguito da due esametri]" (Cratylus 402b), "As Orpheus says [seguito da un esametro]" (Philebos 66c) "Those whom Orpheus speaks of as having reached the years of pleasure" (Laws 2 364e). In Phaedo lo considera un vero filosofo.

Aristotele lo negava (o lo citava come cosiddetto), Erodoto parlava di "Orphika" e “hailed from Thrace, the greatest nation on earth, outside of India”. Da qui l'accostamento con la mitologia indiana. Sempre Erodoto, tratta il mito di Orfeo e di Bacco come risalenti rispettivamente agli Egizi e Pitagorici.

Aristofane sostiene che fu Orfeo ad insegnarci ad astenerci dal mangiare la carne per non sporcare gli altari degli Dei di sangue.

Diodoro affermava "in agreement with this, it is pointed out, ae the expositions in the Orphic poems and the things which are introduced in the mysteries, the details of which it is not lawful to recount to the uninitiated" (Diod. 3.62.8 = O.F. 301). I riti di iniziazione al secolo teletai, da cui gli Orpheustelestai di Teofrasto (Char. 16 = Kern, test. 207).

Pausania: "Whoever has seen an initiation at Eleusis, or read the writings called Orphic, knows what I mean" (Paus. I.37. 4 = Kern, test. 219). Tramite lui, possiamo conoscere i riferimenti a statute di forma primitiva, chiamate xoanon.

Eudemo, studente di Aristotele, e' citato dai Neoplatonisti per aver descritto una teologia "which he calles that of Orpheus".

Sulle sanides, tavolette del V sec. trovate sulle montagne della Tracia, si leggono riferimento ad Orfeo.

In Euripede (Alcestis) si legge "no charm on Thracian tablets which tuneful Orpheus carved out". "but I know a spell of Orpheus, a fine one, which will make the brand step up of its own accord to burn this one-eyes (il Ciclope di Ulisse) son of Earth" (Cycl. 646 = Kern, test. 83)

Onomacrito, cacciato da Ipparco per essere legato a Musaios, supposto essere il figlio di Orfeo (Erodoto, 7.6 = Kern, test. 182), si rifugio' a Susa aiutando il Re a condurre una campagna contro i Greci.
Apollonio lo cita come essere religioso prima che come suonatore nella sua saga degli Argonauti (Arg. I. 494 = O.F. 29), in cui emergono due figure estremamente importanti della mitologia greca, Castore e Polluce. Confrontare anche con il racconto di Ippolito Nievo.
Seneca: “…le selve inerti si movevano conducendo sugli alberi gli uccelli; o se qualcuno di questi volava, commovendosi nell'ascoltare il dolce canto, perdeva le forze e cadeva…”.

I Neoplatonici usavano citazioni orfiche per rendere i propri scritti maggiormente avvolti da un'aurea mistica ed antica. Al contrario, gli apologetici cristiani condannavano questi riferimenti pagani.

Nella case romane (e nelle catacombe) dal chiaro riferimento ellenico, Orfeo veniva dipinto come l'impersonificazione del "buon pastore".

La leggenda vuole che Orfeo fosse il figlio di Calliope, una musa e figlio di Apollo, più spesso di Eagro, un Dio del Fiume della Tracia. Riguardo alla sua nascita, dagli Argonauti di Apollonio: "Thence I made all speed to snowy Thrace, to the land of the Leibethrians, my own fatherland; and I entered the far-famed cave, where my mother conceived me on the bed of the great-hearted Eagro".

Riguardo alla sua vita, o presunta tale, ben poco si sa se non la leggenda di Euridice, della sua morte e del suo recupero nell'Aldilà, del soggiorno in Egitto, del viaggio degli Argonauti. Soprattutto si narra della sua morte e degli eventi che ne seguirono.

Omero ed Esiodo trattano in qualche dettaglio della spedizione di Giasone e degli Argonauti a bardo della nave Argo alla ricerca del Vello d'Oro, sebbene soltanto Pindaro ne darà referenze più precise.

Gli Argonauti a bordo della loro nave Argo


Neanche Argo riuscì a resistere al suono della lira di Orfeo e grazie ad uno accordo la spedizione potè finalmente partire. Scandendo come un Keleustes i battiti dei remi, gli Argonauti salparono. Filostrato addirittura sostiene che fu la musica di Orfeo a far calmare la tempesta (Im. 2.15), così come fu sempre la sua musica a placare le Sirene ed il Drago.
La sua musica è altrettanto, se non più importante per l'effetto iniziatico: gli Argonauti, al suono della lira di Orfeo vennero iniziati a Samotracia (dopo la morte del Re Kyzikos). Altri riti iniziatici si ritrovano durante la sua discesa nell'Ade, dal chiaro riferimento alchemico. Diodoro riporta anche la sua provvidenziale salvezza degli Argonauti, intonando un canto ai Dioskuroi, Dei dei Marinai, ai cui misteri fu l'unico ad essere iniziato, oppure li persuase a raccoglie il Tridente di Apollo al lago Tritone. Sempre Orfeo fu colui che intonò il commiato ad Argo a Corinto e cantò nella dimora del Centauro Chironte.




Fonte: Orpheus and the Greek Religion, W.K.C. Guthrie

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